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COS’É LA BRONCHIOLITE? CHE DIFFERENZA CON LA BRONCHITE?

22/5/2016

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Intervista alla dottoressa Rosanna Rovelli su: La Bronchiolite

La bronchiolite é una infiammazione che colpisce la parte terminale dell’albero respiratorio: i bronchioli.
Colpisce prevalentemente il lattante nel primo anno di vita, pericolosa se contratta al disotto dei tre mesi di età e se associata a fattori di rischio quali:
Grave prematurità
Cardiopatie congenite
Mentre la bronchite colpisce la prima parte dell’albero respiratorio: i bronchi.QUALI SINTOMI:
Generalmente esordisce con febbricola e rinite; successivamente possono comparire tosse, che si aggrava gradualmente, e difficoltà respiratoria – più o meno marcata – caratterizzata da un aumento della frequenza respiratoria e rientramenti intercostali.
In bambini così piccoli è spesso presente un’ipossiemia più grave rispetto allo stato generale del bambino e può osservarsi una disidratazione più o meno grave a causa della perdita di liquidi determinata dallo sforzo respiratorio. Inoltre, nei pazienti con storia di prematurità o di età inferiore alle 6 settimane di vita, è aumentato il rischio di apnea.
QUANDO CHIAMARE IL PEDIATRA?
Sotto i tre mesi, alla prima comparsa dei sintomi, o comunque alla presenza di difficoltà alimentari, cambio del colorito cutaneo o respiro difficoltoso o comparsa di tosse.
In genere nella bronchiolite durante le prime 24 ore si passa dal raffreddore alla tosse insistente.
ESISTE UNA TERAPIA?
Non esiste una terapia specifica.
A domicilio solo lavaggi nasali con soluzione iper tonica.
Se il bimbo non migliora ma presenta peggioramento ed é poco vigile andare immediatamente in pronto soccorso.
Il bimbo potrà essere ricoverato e avere l’assistenza respiratoria necessaria.POSSO ALLATTARE?
Dipende da quanto il bambino é in grado di succhiare.
Preferire pasti brevi e frequentiLa bronchiolite non da una immunità permanente perché il virus sinciziale, causa principale della malattia ha più sierotipi, per questo non esiste un vaccino ma una terapia anticorpale che somministrata mensilmente nei mesi di maggior rischio, da ottobre a marzo, per via intramuscolare, il Synagis; é un farmaco molto costoso per cui viene riservato alle categorie più a rischio.
Può causare febbre dopo la somministrazione.
PREVENZIONE
Nei lattanti sotto i sei mesi di vita evitare i luoghi affollati e ridurre al minimo l’afflusso di parenti a domicilio.
Cercare di arginare le infezioni utilizzando difettanti per le mani e le superfici domestiche.
Nel caso di fratellini che frequentano le comunità infantili, limitare nel possibili lo stretto contatto.
Non fumare in presenza dei bimbi o nei locali dove abitualmente si soggiorna.
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Se il bambino cresce poco

3/5/2016

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Tutti i bambini, anche quelli che godono di ottima salute, devono essere periodicamente sottoposti a controlli medici per valutare la crescita staturo-ponderale. Il pediatra riporta il peso e l’altezza su una tabella chiamata morfogramma che consente di stabilire se il paziente ha delle “dimensioni” adeguate per la sua età.
Il bambino che ritarda nell’aumento di peso e di statura, o che addirittura smette improvvisamente, deve sempre essere valutato con attenzione perché la crescita adeguata è un indice indiretto di benessere.
Quando si parla di crescita patologica le cause sono molteplici e la diagnosi può non essere sempre agevole. Ulteriori accertamenti, tra cui esami ematici e strumentali, dovranno essere mirati a confermare un sospetto diagnostico che può essere posto solo sulla base di una anamnesi accurata e di dati clinici rilevati nel corso della visita.  Tra le cause di scarso accrescimento ricordiamo:
  • numerose malattie endocrine, tra cui il deficit dell’ormone della crescita e l’ipotiroidismo;
  • malattie croniche sistemiche come la celiachia, la fibrosi cistica o patologie a carico di fegato, reni o sistema emopoietico.
Non bisogna però scordare che esistono varianti normali della crescita, come le basse stature familiari ed il ritardo costituzionale di accrescimento, che non hanno alla base alcuna patologia.
In ogni caso un’attenta valutazione del pediatra potrà indirizzare verso una visita specialistica o verso esami diagnostici adeguati.
Dottoressa Elisa Sabbioni
Policentro Pediatrico

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Il bambino con dermatite atopica

1/5/2016

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L’eczema atopico è una malattia infiammatoria della cute che si può manifestare fin dai primi mesi di vita. E’ molto invalidante sia per i piccoli pazienti poiché si esplicita con continuo prurito, lesioni che si possono infettare ed aspetto estetico non gradevole, sia per i genitori che spesso passano notti insonni e hanno difficoltà di cura e di gestione, perché l’eczema è una patologia cronica e quindi il percorso diagnostico e terapeutico può durare anche diversi anni.
La dermatite atopica è causata da una combinazione di fattori genetici e ambientali che variano in funzione dell’età: nella prima infanzia sono soprattutto gli alimenti, l’irritazione dovuta al grattamento e al sudore, i fattori ambientali e quelli infettivi come funghi e batteri ad essere i principali responsabili; nella seconda infanzia e nell’età adulta hanno un ruolo predominante gli allergeni da contatto e lo stress.
E’ spesso la prima manifestazione di una malattia allergica, tuttavia non tutti i bambini che ne sono affetti risultano sensibili agli allergeni né svilupperanno un’allergia.
La diagnosi deve essere fatta da uno specialista allergologo pediatra o da un dermatologo pediatra che, a seconda della familiarità, della gravità della malattia e dall’età di esordio, deciderà se eseguire i prick test (test cutanei per verificare se presente una sensibilizzazione nei confronti dei principali alimenti ed inalanti).
Come si presentaNon esiste una lesione cutanea tipica o un test patognomonico per porre una diagnosi di certezza.
Nella fase acuta si trova più frequentemente cute con eritemi, essudati, papule, croste. Nella fase cronica infiltrazione, lichenificazione e lesioni croste.
La manifestazioni cliniche variano a seconda dell’età: le localizzazioni più tipiche nel primo anno di vita sono quelle a carico del volto e delle pieghe estensorie degli arti superiori e inferiori; nel bambino più grande interessano il volto nella zona peribuccale, la superficie flessoria dei gomiti e delle ginocchia e la regione dorsale dei polsi.

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Come si curaPer definizione la cute atopica ha un “effetto barriera” ridotto perché trattiene meno acqua: per questo motivo il cardine della terapia è l’idratazione quotidiana con creme e prodotti specifici.  Nelle forme più importanti è necessaria l’applicazione di creme antiinfiammatorie talvolta associate a terapie antibiotiche o antifungine se vi è una sovrainfezione, adiuvate dall’eliminazione dell’eventuale allergene coinvolto.

Dottoressa Elisa Sabbioni
Policentro Pediatrico

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